Non tutti sono a conoscenza del fatto che nella Tuscia, tra Viterbo e Roma, si trovi una delle location più affascinanti di tutto il centro Italia. Un luogo ricco di storia, arte, cultura, ma anche prelibatezze culinarie. Parliamo di Sutri, o meglio, dell’Antichissima città di Sutri, antico borgo che tra le sue mura medievali e le rovine etrusco-romane nasconde innumerevoli leggende.
Tra le leggende meno conosciute di Sutri vi è quella della sua fondazione. Secondo alcuni, fu l’antico popolo dei Pelasgi a colonizzare per primo l’area. Un antico popolo proveniente dal mare greco e che solo successivamente lasciò il posto agli Etruschi. Addirittura, l’antichissima città di Sutri venne fondata dal dio Saturno, primo leggendario re italico. Traccia di questa presenza “divina” sono oggi osservabili nello stesso stemma del paese che raffigura proprio il dio Saturno a cavallo e con un fascio di spighe.
Prima etrusca, poi romana, Sutri crebbe con il passare dei secoli e delle tante dominazioni che si succedettero nella zona. In particolare crebbe sotto il dominio papale, quando il re dei Longobardi Liutprando, nel 728 d.c. offrì in dono la città e le terre circostanti a papa Gregorio II. Questa donazione ebbe un grande influsso sulla storia della Chiesa, tanto da essere annoverata come il primo vero passo della nascita del Patrimonio di San Pietro.
Tra le molte leggende che aleggiano a Sutri vi è anche una davvero interessante, legata al paladino Orlando (o Rolando), grande condottiero di Carlo Magno citato negli scritti di Ludovico Ariosto. Parliamo della leggenda di Berta, sorella diseredata dell’imperato Sacro Romano Imperatore per aver avuto rapporti con plebei. Secondo questi racconti, pare che mentre Berta si trovasse a passare da Sutri partorì nel mezzo di un prato su di una collinetta. Il piccolo appena nato rotolò giù via dalla discesa, finendo, incolume, in una grotta poco distante dalla via Cassia. Fu così che tutti esclamarono “Ooh, le petit rouland!” (dal francese: “il piccolo sta rotolando”) e al bambino venne dato il nome di Rolando, futuro protagonista di vicende cavalleresche che ancora oggi sono ben conosciute.
La storia di Sutri continuò a crescere anche in epoca medievale essendo teatro di accesi scontri tra guelfi e ghibellini che culminarono nell’incendio che nel 1433 distrusse gran parte del borgo. Da lì la fortuna della città cominciò a diminuire. Il calo demografico ed economico fu inevitabile e il territorio finì in secondo piano nel grande scacchiere dell’Italia. Ma oggi, tuttavia, Sutri è invece tornata a risplendere di una grande luce. Siti archeologici, musei, arte, natura e cultura dominano il piccolo e meraviglioso borgo della Tuscia dove migliaia di turisti restano incantati ogni anno.
A poca distanza l’uno dall’altro è possibile ammirare un anfiteatro romano completamente scavato nel tufo, una splendida necropoli etrusca formata da decine di tombe scavate anch’esse nel tufo, ciclopiche mura etrusche incorporate in quelle medioevali, un misterioso mitreo poi tramutato in chiesa (intitolata alla Madonna del Parto) e lo splendido Duomo di origine romanica.
Anche Francesco Petrarca rimase estasiato dalla vista di Sutri, in particolare dal suo clima e dal suo territorio ricco di bellezze naturalistiche. “Cingono d’ogni parte il paese colline senza numero, né troppo alte, né di malagevole salita e di nessuno impedimento allo spaziar della vista, infra le quali s’aprono sui convessi fianchi ombrose e fresche caverne, e sorge frondoso il bosco a riparare l’ardore del sole da tutti i lati da quello infuori che guarda a Borea, ove un monticello degli altri più basso in aprica valle spiegandosi appresta alle api una fiorita dimora”, scriveva nelle sue Lettere delle cose familiari.
Il museo di Palazzo Doebbing
All’interno delle mura di Sutri, il Palazzo Doebbing rappresenta una delle meraviglie storico-artistiche meglio conservate di tutto il territorio della Tuscia. L’edificio vescovile è stato fin dal medioevo un vero e proprio fulcro religioso, culturale e artistico per l’intera area. Tra queste mure vi abitò anche un papa, Pio V, ma questo grande splendore venne eguagliato anche in epoca moderna, nei primi anni del Novecento, grazie alla figura di Padre Joseph Bernard Doebbing che nel 1900 fu eletto vescovo di Nepi e Sutri. Monsignor Doebbing si distinse non solo per la sua grande fede, ma anche per la sua grande passione per la cultura. Fu lui a far ristrutturare dopo decenni il palazzo che oggi porta il suo nome, promuovendo al contempo grandi operazioni di educazione per tutti i cittadini, clero compreso.
Il favoloso palazzo rimase sede episcopale fino al 1986, per poi essere lasciato in uno stato di quasi abbandono per decenni. Solo tra il 2010 e il 2018 avvenne la sua nuova ristrutturazione. Un impegno della Diocesi di Cita Castellana e finanziato dalla Regione Lazio. Il luogo venne poi trasformato in un museo su progetto dell’architetto Romano Adolini che riuscì a preservare il fascino storico dell’edificio aggiungendone caratteristiche moderne in un perfetto connubio artistico. Oggi, il Museo di Palazzo Doebbing offre ai suoi visitatori oltre 1000 metri quadrati di superficie da visitare distribuiti su cinque livelli. Da ogni sala, quasi sempre adornata da mostre d’arte, riaffiorano memorie di un antico passato che proviene dal Medioevo più lontano.
Villa Savorelli e il suo parco
Visitando Sutri è impossibile non essere attratti dalla prestigiosa bellezza di Villa Savorelli, un complesso architettonico che racchiude secoli di storia a partire dal periodo barocco fino a raggiungere l’Età Romantica. La villa, oggi dimora storica del Lazio, ospita la sede del Parco Regionale e comprende nel suo terreno un meraviglioso giardino all’italiana ricco di siepi di alloro e alberi di bosso centenari.
Qui troviamo anche la meravigliosa Chiesa della Madonna del Monte, nata come chiesa medievale e nel 1725 trasformata con l’apertura del vano absidale, per donare alla struttura un maggior senso di prospettiva. Un edificio illustre che svetta, ben visibile dalla città, alla ricerca dell’attenzione dei turisti che passeggiano tra le vie del borgo di Sutri.
Il compendio Savorelli si completa inoltre con un bosco di lecci secolari noto come “Bosco Sacro” già da molti secoli. Secondo le credenze popolari e le antiche leggende pagane era proprio qui che risiedevano ninfe, folletti e fauni, personificazioni simboliche dell’eterna capacità di rinnovamento della natura. C’è chi dice che ancora oggi queste creature non abbiano ancora abbandonato questo luogo, preservandone la sua bellezza e aiutando coloro che si prendono cura di questa bellezza naturale.
Tra arte culinaria e folklore, la storia del fagiolo “Regina” di Sutri
L’incredibile territorio di Sutri, grazie al suo clima sempre mite e alla particolare ricchezza del terreno, è oggi ben noto in tutta Italia per ospitare la coltivazione della particolare varietà di fagioli detti “Regina”.
Una coltura particolarmente preziosa per gli abitanti del territorio che gli hanno dedicato una sagra che si tiene ogni anno nel mese di settembre, tra i migliori in cui visitare il borgo in quanto è proprio in questo periodo che risulta più vivo che mai.
Anche quando si parla di semplici fagioli si possono incontrare leggende, ancora una volta legate al grande Carlo Magno. Pare proprio che lui, l’imperatore, sia stato uno dei primi estimatori celebri del “fagiolo di Sutri” o “Regina”. Il racconto popolare vuole che Carlo Magno, per aver troppo mangiato alla corte papale, durante i festeggiamenti per la sua incoronazione a imperatore, venne colpito da un attacco di gotta nel territorio di Sutri. Gli abitanti decisero quindi di portar lui dei piatti di fagioli, assicurandogli pronta guarigione. Il miracolo, ovviamente, avvenne e l’imperatore del Sacro Romano Impero guarì, potendo tornare alle sue amate passeggiate a cavallo e ai suoi doveri di grande condottiero.
Stando alle testimonianze degli agricoltori locali, il fagiolo sutrino risale al ‘700, quando, alle colture di canapa, dimesse a causa del loro sempre minore impiego, si sostituiscono quelle di fagioli. Dagli inizi del ‘900, la “Regina” assume grande importanza, specie sui mercati delle vicine Roma e Civitavecchia, tanto che, nell’immediato dopoguerra, nasce una cooperativa, chiamata “La Regina”, interessata alla commercializzazione dell’intera produzione e che ancora oggi troviamo attiva nel territorio di Sutri. Il successo del prodotto dura fino alla fine degli anni ’70 del ‘900 ed è nel 1974 che si dà avvio alla sagra.
Le altre bellezze di Sutri
Con tutte le sue ricchezze multicolori, Sutri è oggi conosciuto anche come uno dei Borghi più belli d’Italia. Sono pochi, qui, i mesi durante i quali non si possono trovare eventi e cose da fare.
I migliori periodi, tuttavia, oltre al mese di settembre, dedicato alla Sagra dei fagioli tipici del territorio, sono giugno e dicembre, quando il borgo si ravviva ospitando rispettivamente l’infiorata del Corpus Domini e il presepe vivente delle festività natalizie, uno dei più belli della provincia di Viterbo.
Visitare il borgo in questi periodi dell’anno può essere per i turisti e per visitatori più curiosi un modo per entrare in contatto con un passato che altrove è pressoché scomparso. Botteghe artigiane, artisti e figuranti permettono di fare un vero e proprio tuffo nel passato, mentre il borgo riprende vita e racconta la sua storia in ogni via del suo prezioso centro storico.