Fin dalla sua antichità, la Tuscia è ben nota per le sue grandi attrazioni naturalistiche. In primis le sorgenti termali, ma anche i grandi oliveti e le foreste incontaminate che si contraddistinguono ancora oggi rendendo luoghi come la Faggeta dei Monti Cimini incantati.
La bellezza e la scoperta di questo territorio, così ricco di meraviglie, è divenuta celebre nei secoli anche grazie alla presenza di vie percorribili a piedi che conducevano verso Roma. Parliamo ovviamente della via Francigena, il lungo percorso che da Canterbury in Inghilterra conduce a San Pietro. Una strada che i pellegrini, da sempre, amano percorrere a piedi e che, oggigiorno, è frequentata da sempre più visitatori e amanti del trekking.
Tra Proceno e Acquapendente
L’avventura, nella Tuscia, comincia dalla piccola cittadina di Proceno, poco distante dalla meravigliosa Acquapendente. Grazie alla sua posizione estremamente favorevole, questa città fu in passato un importante snodo strategico ambito da molti potenti, in primis dalla Chiesa e dal Sacro Romano Imperatore Federico Barbarossa. Acquapendente, ubicata proprio sulla via Francigena e al centro dei territori di Toscana, Lazio e Umbria, crebbe tra ricchezza e potere nel medioevo, ma fu anche vittima, per le medesime ragioni, di grandi saccheggi.
Oggi, grazie ai suoi edifici storici e la grande presenza di verde, il grande borgo è una meta turistica da non perdere, famosa per la Cattedrale del Santo Sepolcro, chiesa edificata intorno all’anno mille che ha, negli anni, permesso ad Acquapendente di farsi conoscere come “La Gerusalemme della Tuscia”. Il luogo sacro, infatti, sorge su una struttura ancora più antica e che, ancora oggi, ospita “la pietra bagnata dal Sangue”, reliquia della Chiesa recuperata dai crociati dal Santo Sepolcro di Gerusalemme
Secondo la leggenda, “la pietra bagnata dal sangue” presente nella Cattedrale di Acquapendente sarebbe impregnata dal sangue di Cristo in persona. Proprio per questo e per la presenza della via Francigena che attraversa il borgo, la città attira ancora oggi l’interesse di moltissimi fedeli e semplici turisti. La stessa chiesa dove la reliquia è custodita sarebbe una riproduzione parziale del Santo Sepolcro della Terra Santa, una realizzazione voluta appositamente per ospitare e rendere giustizia alla pietra bagnata dal sangue del Cristo che qui giace indisturbata. Da questi dettagli il nome “Cattedrale del Santo Sepolcro”.
Tra Bolsena e Montefiascone
Lasciando Acquapendente e l’entroterra della Tuscia a cavallo con la Toscana e l’Umbria, la via Francigena ci condurrà nell’area del lago di Bolsena, un luogo ricco di borghi da scoprire e tanti luoghi da visitare.
Da non perdere, e prima tappa sulla via dei pellegrini, è la città di Bolsena, antico luogo di miracoli e misteri, come quello di Santa Cristina fanciulla undicenne figlia di Urbano, magister militum della città che decise di convertirsi al Cristianesimo contro il volere del padre e, per questo, da lui venne torturata. Oggi, i misteri di Santa Cristina, patrona di Bolsena, vengono ricordati con delle magnifiche rappresentazioni che si tengono la notte del 23 luglio, tra le piazze del borgo, permettendo a visitatori e cittadini di rivivere i suoi miracoli e la sua triste ma bellissima storia.
Lasciando Bolsena, la tappa successiva da non perdere assolutamente è rappresentata da Montefiascone, antico territorio di massima importanza per la Chiesa e che ancora oggi nasconde gradi tesori. Il paese domina il lago dalla sua alta collina, rendendolo uno dei luoghi più affascinanti della Tuscia e una meta turistica per migliaia di visitatori ogni anno. In questo luogo le molte culture che alternarono il loro dominio, in particolare gli Etruschi, hanno lasciato grandi tracce del loro dominio attraverso i secoli. A loro imperitura memoria, possiamo ammirare molti siti archeologici e palazzi storici, come la Rocca dei Papi con il suo parco pubblico e il museo dell’architettura racchiuso al suo interno, il Museo di Antonio Sangallo il Giovane.
Oggi, il Museo di Antonio Sangallo il Giovane svolge il ruolo l’importante ruolo di centro studi e documentazione sul noto architetto rinascimentale, presentando le sue opere nell’Alto Lazio, molte delle quali legate al periodo storico della famiglia nobile dei Farnese, per molto tempo dominatori di gran parte della Tuscia. Il percorso museografico realizzato tra le sue mura si snoda attraverso sette sale che occupano parte del piano terreno della Rocca dei Papi, edificio ristrutturato dallo stesso Sangallo, su incarico di papa Leone X Medici. La visita comincia con una sezione tematica, dedicata alla presentazione delle maggiori opere romane dell’architetto, in primis Palazzo Farnese e San Pietro. A seguire veniamo accolti dall’illustrazione delle tecniche (disegno, rilievo, geometria e idraulica), delle tipologie delle opere realizzate (la villa, il palazzo, le chiese) e dei vari elementi linguistici (come cornici, decorazioni e fregi) che caratterizzano ancora oggi l’architettura sangallesca. Ciascuna sala mette in mostra una ricca documentazione fotografica di disegni originali. Da non perdere i plastici delle più significative opere del Sangallo, i calchi in gesso dei particolari costruttivi e i moltissimi reperti in pietra di pregevole fattura qui presenti. La visita al museo non può però terminare prima di aver ammirato l’imponente riproduzione in gesso di parte della cornice del Palazzo Farnese di Roma.
Una sosta a Viterbo, la Città dei papi
L’avventura della scoperta della Tuscia attraverso la Via Francigena ci porta, immancabilmente, a Viterbo, città capoluogo della provincia, nota anche come Città dei Papi. Questo luogo, fin dall’antichità centro di potere imperiale e della Chiesa, è oggi una rinomata città d’arte, ricca di musei, siti storici e dimore perfettamente conservate anche dopo secoli.
I suoi quartieri medievali, come San Pellegrino, Piano Scarano e San Faustino, sono oggi in lizza per divenire patrimonio Unesco per l’ottimo stato in cui sono ancora oggi mantenuti e per la presenza di molte botteghe storiche che mantengono in vita il passato della città.
È a San Pellegrino, quartiere attraversato dalla via Francigena stessa, che incontriamo il Palazzo dei Papi di Viterbo, struttura che permise alla città di divenire sede papale tra il 1257 al 1281 ospitando nove pontefici. Qui incontriamo oggi la sede del Polo Museale del Colle del Duomo, in un’area che rappresenta ancora oggi il cuore della città. Qui, dalla Loggia delle Benedizioni del palazzo, è possibile ammirare un panorama unico che racconta come Viterbo sia ancora legata al suo illustre passato costellato di eventi storici, guerre e leggende. Scoprire tutto questo è possibile non perdendo l’occasione di visitare il Museo del Colle del Duomo, realizzato nell’anno giubilare 2000 per volontà della Curia Vescovile per volontà di Mons. Salvatore del Ciuco al fine di conservare e valorizzare il patrimonio della diocesi. Al suo interno è possibile ripercorrere la storia del colle e quindi della città di Viterbo stessa sin dalle epoche più remote attraverso reperti villanoviani, etruschi, romani e medievali. Le guide del museo, inoltre, ci permetteranno di scoprire gli antichi misteri che avvolgono il luogo, come i suoi natali leggendari e i segreti nascosti tra le viscere del Duomo di San Lorenzo, dove potrebbe essere ancora nascosto il corpo mai trovato di papa Alessandro IV.
Ma Viterbo è anche sinonimo di terme e relax, così come racconta molto bene il Bulicame, luogo termale che lo stesso Dante Alighieri decise di omaggiare all’interno della sua Divina Commedia. Oggi le terme rappresentando un asset economico fenomenale per il luogo e sono molti i siti visitabili, pubblici e privati. Un perfetto ristoro per dei pellegrini in viaggio sulla via Francigena.
Verso Roma, attraversando le antiche città di Vetralla e Sutri
Ripartiti dalla Città dei Papi, torniamo sulla Cassia e affrontiamo il penultimo tratto di Via Francigena che ci condurrà a poco a poco nella provincia di romana. Questi chilometri ci danno la possibilità di visitare alcuni dei paesi più antichi della Tuscia, ricchi di storia, arte e cultura.
Il primo è quello di Vetralla, il quale territorio ospita la vicina necropoli rupestre di Norchia, abitata a partire dalla preistoria e ricca di reperti etruschi, romani e medievali. Da non perdere, all’interno del centro storico, anche la Chiesa di San Francesco, di epoca romanica, luogo che custodisce l’affresco duecentesco “S. Orsola e le undicimila vergini”. Ma chi è davvero interessato a scoprire la storia di Vetralla, città da dove venne indetta anche una crociata, non potrà perdersi il Museo della città e del territorio.
Situato in via di Porta Marchetta 2, all’interno del centro storico medievale, possiamo trovare uno dei musei più affascinanti dell’intera Tuscia. Si tratta del Museo della città e del territorio, sorto nel 1991 come esperimento per una nuova tipologia museale da un’idea di Enrico Guidoni ed Elisabetta De Minicis, attuato nel prototipo di Vetralla e donato all’Università della Tuscia nel 2008. La particolarità di questo originalissimo museo è quella di rivolgersi non solo ai turisti curiosi di scoprire la storia del luogo, ma anche ad architetti, urbanisti, restauratori, archeologi, storici, operatori culturali e studenti universitari di architettura. Tutti i cosiddetti “addetti ai lavori” legati al settore architettonico e urbanistico. Il museo è interamente ospitato all’interno di Torre di Porta Marina, struttura realizzata nel XV secolo a difesa dell’angolo nord-occidentale di Vetralla e per questo a ridosso delle sue mura, ancora in parte visibili all’interno. Sui suoi tre livelli, in parte scavati nella roccia tufacea, esploriamo le diverse sezioni tematiche del Museo: quella del Muratore/Pietra, quella relativa a Ferro e Metalli, quella del Legno e quella dedicata a Ceramica e Laterizi. Ognuna di queste aree ospita un grande numero di reperti locali risalenti ai molti periodi storici della città di Vetralla. Un vero e proprio tuffo nella storia in grando di farci comprendere come la civiltà si sia sviluppata in questo luogo attraverso migliaia di anni.
Lasciate le mura medievali di Vetralla alle nostre spalle, potremo partire alla volta dell’Antichissima Città di Sutri. Un nome che già la racconta lunga su questo borgo situato anch’esso sulla via Cassia, il quale passato è avvolto nel mistero e nella leggenda. Di reale, tuttavia, vi sono i suoi tantissimi monumenti e le dimore storiche come l’impareggiabile Anfiteatro e il Museo di Palazzo Doebbing, noto per ospitare moltissime mostre di altissimo spessore e dedicate ai più importanti artisti del mondo, tra passato e presente. Recentemente annoverata tra i Borghi più belli d’Italia, Sutri annovera tra le sue bellezze un dei parchi archeologici più belli della Tuscia. Cuore dell’area è il grande Anfiteatro, adiacente a una necropoli e al magnifico tempio protocristiano del Mitreo. Salendo verso il borgo, raggiungiamo dapprima la stupenda Piazza del Comune per poi esplorare i dintorni, noti per ospitare la dimora storica di Villa Savorelli e i suoi giardini all’italiana, come anche la Cattedrale, il Museo Doebbing e la Cripta longobarda.
Il museo di Palazzo Doebbing ha sede nell’ex palazzo vescovile della diocesi di Sutri e prende il nome da Monsignor Joseph Bernard Döbbing, vescovo delle diocesi unite di Nepi e Sutri tra il 1900 e il 1916. L’antico palazzo sutrino ha visto negli ultimi decenni un totale recupero, in particolare grazie all’intervento di trasformazione in sede museale realizzato su progetto dell’architetto Romano Adolini, che ha consentito la creazione della struttura espositiva per una superficie complessiva di circa 1000 metri quadri. Oggi, tra una mostra d’arte e l’altra, la collezione permanente del museo di Palazzo Doebbing si divide in varie tematiche. Una è dedicata all’arte antica e ospita manufatti di epoca romana, tra i quali particolarmente rilevante è l’Efebo del I secolo d.C., a testimonianza della millenaria identità sutrina e le sue antichissime origini. Immancabile una sezione dedicata all’arte sacra che conserva e valorizza una preziosa selezione di opere del tesoro della Cattedrale e ricorda la storia della città quando era un vescovato. In ultimo la galleria d’arte con tele e tavole provenienti da differenti edifici della Diocesi di Civita Castellana, tra le quali spiccano capolavori di maestri come Antoniazzo Romano, Sano di Pietro e Antonio da Viterbo.
Monterosi, il confine tra la Tuscia e Roma
L’ultimo tratto di Via Francigena, che unisce il Viterbese alla provincia romana, è quello che tocca il piccolo borgo di Monterosi. Questa città, il cui il nome riconduce ad un “monte di rose”, è stato un punto strategico importante per via della vicinanza alla Via Cassia e ha visto vari periodi di splendore nel corso dei secoli. Da questo sua particolare posizione geografica deriva il suo sviluppo economico-culturale e l’interesse suscitato da Romani, Goti e Longobardi, che saccheggiarono più volte l’area. Entrando nel borgo possiamo incontrare edifici storici di grande importanza, come la barocca Chiesa di Santa Croce, risalente al ‘500 e dominata da un campanile a vela, più unico che raro. Più avanti appare poi il Palazzo del Cardinale, edificato dal cardinale Alessandro Farnese. Un interessante visita, che senza portare via troppo tempo dal nostro percorso di pellegrinaggio, ci permette di salutare la bellissima Tuscia un’ultima volta prima di entrare nel territorio di Roma.